Categoria: RC PUTIGNANO

IL R. C. PUTIGNANO DONA UN “INCUBATORE C02” AL “DE BELLIS” DI CASTELLANA GROTTE

Lunedì  30 gennaio, presso l’IRCCS di Castellana Grotte, ha avuto luogo la cerimonia di consegna di un “incubatore CO2” all’ospedale da parte del Rotary Club Putignano Trulli e Grotte. Presenti alla cerimonia il dott. Vincenzo Del Vecchio, presidente del Consiglio di Indirizzo e Verifica; il prof. Gianluigi Giannelli, direttore scientifico; il dott. Roberto di Paola, direttore sanitario; la dott.a Rosalba D’Alessandro, biologa; la dott.a Giovanna Campanella, oncologa; l’ing. Francesco Mercieri, presidente del Rotary; l’ing. Vincenzo Sassanelli, governatore incoming Rotary di Puglia e Basilicata; il preside Pietro Gonnella, vicepresidente del Rotary; vari soci del club e vari medici e ricercatori. Si tratta di un “incubatore a CO2” che permetterà all’IRCCS, dove la ricerca è di tipo biomedico e che applica i principi della biologia e delle scienze naturali alla pratica clinica, una correzione dello stile di vita dei pazienti che valorizzi la nutrizione a base di alimenti del territorio. Gli studi preclinici a Castellana avvengono “in vitro” ed anche “in vivo” ed hanno come scopo quello di valutare l’attività antinfiammatoria ed antiossidante di alcuni nutraceutici estratti da alimenti di consumo abituale e derivanti dal territorio, come le arance ed alcune erbe spontanee tipo la portulaca. L’incubatore CO2 permetterà di studiare estratti di questi alimenti su modelli sperimentali “in vitro”, quindi su colture cellulari, per saggiarne le proprietà sul metabolismo lipidico ed epatico. Quindi la grande sfida dell’IRCCS di Castellana sta nella possibilità di sostituire, almeno in parte, in futuro, l’impiego di alcuni farmaci con una correzione dello stile di vita che valorizzi la nutrizione a base di alimenti del territorio. Il direttore scientifico dott. Gianluigi Giannelli, ha spiegato che lo studio di queste cellule avviene nell’incubatore in condizioni costanti di sterilità, di temperatura e di umidità. Nel laboratorio si lavora come in periodo di pandemia in reparto Covid, in condizioni che ricordano una sala operatoria, 365 giorni l’anno, ventiquattro ore su ventiquattro. Occorrono molti ricercatori, egli ha informato, perché più essi sono nella ricerca, più c’è la possibilità che ad uno di essi venga l’idea giusta della scoperta. “Uno strumento scientifico- egli ha concluso- che era fondamentale già da due anni e che ora arricchisce il laboratorio, grazie al Rotary”. Egli infine ha auspicato che, in futuro, l’IRCCS ed il Rotary facciano rete così che ciò costituisca un valore aggiunto per il territorio. Il presidente del CIV, dr. Vincenzo Del Vecchio, ha affermato che dietro questo dono c’è la “speranza” che il Rotary dona all’IRCCS ed al laboratorio del reparto oncologico. “Grazie al Rotary di Putignano- egli ha aggiunto- che, al fine di supportare la ricerca scientifica in campo gastroenterologico, ha donato questo incubatore al laboratorio di oncologia sperimentale del De Bellis. Si tratta dell’ennesima testimonianza di solidarietà nei confronti del nostro Istituto da parte del Rotary che ringrazio nelle persone del suo presidente, ing. Mercieri e del loro governatore in pectore, ing. Sassanelli”. Infatti, egli ha ricordato i doni precedenti di due apparecchi per processare i tamponi Covid, di mascherine e di arredi di allestimento della sala dei donatori di organi. Il governatore prossimo ing. Sassanelli, dopo aver evidenziato che il De Bellis è una realtà di eccellenza del nostro territorio, ha affermato che aiutare nella ricerca l’IRCCS vuol dire aiutare tutti quanti noi ed il nostro territorio. Il presidente del Rotary, ing. Mercieri, ha fatto presente che è un orgoglio suo e di tutti i soci del club aver potuto consegnare questo dono, in collaborazione con il distretto di Puglia e di Basilicata, ad una realtà scientifica e medica che cura i cittadini di tutti i nove paesi che fanno capo al club di Putignano. Il dr. Del Vecchio ha anticipato che prestissimo sarà completata la ristrutturazione dell’auditorium da trecento posti, stile anfiteatro, che verrà trasformato in Centro congressi che, con l’incubatore da oggi in dotazione nel proprio laboratorio, saranno le due realtà più grandi della zona. Ha auspicato infine che con il Rotary vengano ivi organizzati convegni divulgativi, anche sulla educazione alimentare. Chicca finale: ha assicurato che, presto, verrà ripristinata la mensa aziendale.
Pietro Gonnella

IL ROTARY CLUB PUTIGNANO SUL TEMA DELLA FINANZA E DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

Interessante incontro l’altra sera, 26 gennaio, a Dimora Mazzaro, dove il Rotary club Putignano Trulli e Grotte ha affrontato il tema, molto attuale, della finanza e dello sviluppo sostenibile. Moderato dallo stesso presidente del Rotary, ing. Francesco Mercieri, il dibattito ha visto intervenire il dott. Enzo Ruini, manager fiorentino della Banca Generali, istituto leader nel private banking, ex manager Fideuram; il dott. Massimiliano Auditore, associate director della Vontobel Asset Management di Milano; il dott. Alessandro Luglio, consulente napoletano dell’Area sviluppo delle imprese della Warrant Hub, ex manager Unionfidi Piemonte. Il presidente Mercieri, nella sua introduzione, ha definito “sviluppo sostenibile” quello che “soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”; un vero e proprio patto intergenerazionale, dunque. “Se abbastanza intuitivamente – egli ha continuato – si riesce a collegare questo tipo di sviluppo con la cosiddetta transizione energetica, passaggio dai combustibili fossili alle varie forme di energia rinnovabile, non altrettanto intuitivamente si comprende il nesso con la finanza”. Per rispondere alla domanda cosa “centri” la finanza con lo sviluppo sostenibile (due termini poco conciliabili tra loro), i tre esperti del settore invitati hanno illustrato questa tematica. “La finanza è un argomento che fa parte della nostra quotidianità – ha esordito il dr. Ruini – ; essa non è una moda. La finanza o meglio, gli investimenti, sono da considerarsi sostenibili se si conoscono le performances ed il rischio e se tutta l’economia del momento si muove in un’ottica di sostenibilità”. La finanza purtroppo, secondo Ruini, è sempre stata considerata come un qualcosa di poco sostenibile. Importante oggi, la transizione energetica: un diverso modo di produrre ed un diverso modo di consumare. Tra i rischi che oggi si corrono ci sono, senza dubbio, quelli climatici che portano aumento delle temperature, malattie nuove, desertificazione e scomparsa di terre costiere. Per combatterli occorrono investimenti immensi. Il dott. Auditore ha informato che tra i contributi che possono dare le società di asset management c’è senz’altro quello degli investimenti sostenibili (sicuramente non quelli per le armi); per esempio, quelli per renderci non più dipendenti dal gas russo e soprattutto quelli green. Il dott. Luglio, invece, ha parlato di PNRR e di Next Generation EU: profitto, crescita e lavoro devono essere assolutamente sostenibili; gli investimenti nell’ambito del PNRR devono avere, come condizione imprescindibile, che non devono arrecare danni significativi all’ambiente e che la loro sostenibilità sia misurabile. Le aziende sostenibili sono sicuramente più quotate in borsa, secondo Luglio e potranno ricevere maggiori investimenti da parte di gruppi finanziari, quanto più innovativi e sostenibili sono i loro progetti. La finanza agevola molto, secondo Luglio, con premialità, i progetti di aziende che tengono in conto la legalità della produzione, l’impegno alla eliminazione della disparità di genere e la transizione ecologica-energetica-ambientale (minori emissioni, minori consumi…) privilegiando la circolarità del prodotto, il suo “eco-design”. Anche la sua “riparabilità”- ha aggiunto il presidente- perché esso non vada “abbandonato” presto. Per Ruini la Banca Generali, per mission aziendale, guida moltissimo gli investitori ad orientarsi tra gli investimenti sostenibili ed è anche in grado di “misurare” e far conoscere i rischi. Nel dibattito successivo è stato ribadito, in alcuni interventi, che gli investitori vogliono sapere chiaro come vengono investiti i loro capitali e se l’azienda, cui essi sono stati affidati, sappia fare con competenza, il proprio mestiere; se sa dare garanzie ed assicurare un guadagno. Il dott. Ruini ha concluso osservando che, se è vero che la transizione ecologica non si può fare senza la finanza, è altrettanto vero che essa non si fa se ognuno di noi non modifica i propri comportamenti (prendere il bus anziché l’auto, spegnere le luci inutili…).
Pietro Gonnella

R.C. PUTIGNANO: AL SERVIZIO DELLE NUOVE GENERAZIONI DI TURI E DI CASTELLANA GROTTE

Il Rotary Club Putignano Trulli e Grotte, nell’ambito di un service più ampio del distretto rotariano 2120 di Puglia e Basilicata, ha messo a punto un progetto “Il Rotary al servizio delle nuove generazioni e per lo sviluppo del territorio”, che verrà realizzato in due scuole superiori del nostro territorio: l’Istituto di Istruzione Superiore “Luigi Dell’Erba” di Castellana Grotte e l’Istituto di Istruzione Superiore “Pertini-Anelli-Pinto” di Turi. Obiettivo, creazione dei futuri leader; conseguenze pratiche, preparazione al mondo del lavoro ed un migliore e più consapevole orientamento universitario. Saranno utilizzate le competenze tecnico-professionali-manageriali di alcuni soci del club di Putignano, rivolte agli studenti delle quinte classi dell’istituto tecnico di Turi ed a tutti gli studenti dell’ex tecnico industriale di Castellana Grotte. Gli studenti del “Geometra” di Castellana, ora appartenente all’istituto di Turi, usufruiranno degli interventi rotariani grazie alle nuove tecnologie che permetteranno di seguirli a distanza. Nell’istituto castellanese invece, oltre agli studenti presenti nella sala delle conferenze, gli altri potranno partecipare, grazie sempre alle nuove tecnologie, dalle loro classi. Gli interventi formativi avranno luogo nei mesi di febbraio e marzo. Alla fine del progetto sarà dal Rotary rilasciato un attestato a tutti gli studenti che avranno seguito almeno la metà degli incontri che le due scuole potranno valutare come crediti scolastici. Il club Rotary organizzerà successivamente, nel mese di aprile, un evento conclusivo in cui saranno protagonisti alcuni studenti prescelti dalle scuole che avranno la possibilità di illustrare e descrivere la loro esperienza. Queste le tematiche che saranno svolte: “L’impresa, il concetto di valore ed i processi aziendali”, relatore l’ing Francesco Mercieri, presidente del Rotary ed innovation manager presso Allpaint srl, oltre che consulente di direzione di varie piccole e medie imprese e già direttore dello stabilimento Fiat di Melfi ai tempi della produzione della Jeep Renegade e della 500 X, nonché già application manager della Bosch di Bari. Altra tematica “L’educazione alla affettività ed alla sessualità”, ad opera della dott.a Linda Palma Savino, medico specialista in chirurgia mini-invasiva pediatrica e cura delle malformazioni uro-ginecologiche dell’infanzia e della adolescenza presso l’Ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari e specialista in ginecologia. La stessa dr. Savino affronterà anche la tematica “Problematiche della salute della età evolutiva ed adolescenziale”. L’avv. Giancarlo Angelini De Miccolis, avvocato penalista presso il foro di Bari, illustrerà invece, agli studenti “I rischi dell’utilizzo degli stupefacenti tra i giovani, contrasto al fenomeno e riflessioni sul tema della legalizzazione”. “I giovani ed i social network: uso consapevole e prevenzione dei rischi” sarà la tematica che porgerà agli studenti l’avv. Stefano Maria Sisto, funzionario dell’Ufficio per il Processo del Ministero della Giustizia. Nel mese di giugno, il distretto Rotary organizzerà presso il Politecnico di Bari, un evento conclusivo che coinvolgerà tutti gli studenti pugliesi e lucani che avranno seguito il progetto. Coordinatore del progetto il preside Pietro Gonnella.
Pietro Gonnella

PUTIGNANO. IL ROTARY ED IL ROTARACT PER IL NATALE DEI BAMBINI

IL ROTARY ED IL ROTARACT PER IL NATALE DEI BAMBINI
Nei giorni prima di Natale, il Rotary Club Putignano Trulli e Grotte, come da tradizione, ha effettuato la storica “Festa degli auguri natalizi” che da cinquantacinque anni vede radunarsi tutti i soci con la propria famiglia, per scambiarsi gli auguri ma anche per fare il punto sui primi sei mesi del nuovo anno rotariano e per raccogliere fondi da destinare ad un “servizio” natalizio. Il presidente, ing. Francesco Mercieri, ha invitato a riflettere sulle difficoltà di tanti, legate al caro-bollette; all’aumento dei prezzi, soprattutto di quelli dei beni di prima necessità; all’inflazione; alla guerra in Ucraina: “ Di fronte a queste cose noi possiamo fare ben poco – egli ha detto – ma nello stesso tempo possiamo fare anche molto, soprattutto con i nostri comportamenti, consumando il giusto necessario e destinando il di più delle nostre disponibilità a chi sta peggio”. Egli ha ringraziato tantissimo il Rotaract di Putignano ed il suo presidente, Antonietta Conforti, per aver collaborato fattivamente nella organizzazione dell’evento, “con il loro entusiasmo, la loro vivacità e la loro “frizzantezza” e per aver riscaldato i cuori e la mente dei rotariani. Infatti, tanta è stata la generosità dei soci, che ha permesso di raccogliere una notevole somma con la quale sarà allietato il Natale dei bambini meno fortunati. Rispondendo anche all’appello del presidente Mercieri e del past governor Giuseppe Seracca Guerrieri, lanciato qualche giorno prima, nella stessa serata sono stati raccolti tanti quaderni, penne, pennarelli, colori, e giocattoli da consegnare ad un missionario di Tricase che il 12 gennaio tornerà nel “suo” villaggio nel sud dell’India. Lì li distribuirà ai bambini poverissimi del luogo che, praticamente, hanno bisogno di tutto. Questo come primo segno tangibile di un impegno che, presto, sfocerà in qualche cosa di ben più grande. Così i “ragazzi” del Rotaract, con la somma raccolta nella festa degli auguri rotariana, hanno acquistato centocinquanta giochi e giocattoli, metà destinati ai bambini di Putignano e metà a quelli di Turi. Infatti, mercoledi 21 dicembre, il presidente Mercieri e quello del Rotaract Conforti, insieme ad alcuni soci dei due club, nella sede dei Servizi sociali del Comune di Putignano, hanno consegnato nelle mani dell’assessore alle politiche sociali ed del benessere sociale, prof.a Anna Caldi, tanti giochi e regali acquistati grazie alla generosità del Rotary dimostrata nella Festa degli auguri. Tali giochi sono stati distribuiti ai centri socio-educativi del territorio putignanese: “A modo loro”, “CAP F. Paolillo”, “Doposcuola Fantabosco” e “Auxesia associazione onlus”. La sera successiva, 22 dicembre, è stata la volta dei bambini di Turi, radunati nel “CAP, Centro Aperto Polivalente”. Qui il presidente del Rotary, Francesco Mercieri ed il past president del Rotaract, Davide Giorgio, sempre a nome di tutti i soci dei due club, alla presenza dell’assessore alle politiche sociali del Comune di Turi, prof.a Imma Bianco e delle maestre, hanno donato ai tanti bambini presenti e ansiosi (italiani, albanesi, marocchini ed indiani), l’altra metà dei giochi , frutto della generosità rotariana, in pieno spirito rotariano DEI, Diversità, Equità, Inclusione. I bambini hanno fatto grande festa e, per la gioia, hanno recitato ai presidenti ed all’assessore, poesie di Natale; hanno raccontato la loro dura esperienza di vita ed hanno persino espresso l’ingenuo desiderio di poter portare presto loro avanti, in futuro, questo ingiusto nostro mondo. Un bambino ha commosso tutti con una poesia nell’incerto suo italiano: “Le cose più belle della vita non si trovano sotto l’albero, ma nelle persone che ti stanno vicino, nei momenti del bisogno”.(Scritta da Miriana, Piero, Yasmine, Endi, Bilal, Ruby, Laussej, Enea, Mosar, Rosanna, Ivan, Ari, Xhuliano, Nassina, Roberta…).
Pietro Gonnella

“END POLIO NOW”: ROTARY E ROTARACT DI PUTIGNANO ILLUSTRANO IN COMUNE IL PROGETTO “END POLIO NOW”

“END POLIO NOW”: L’IMPEGNO DEL ROTARY E DEL ROTARACT ILLUSTRATO AL COMUNE
Il 25 novembre scorso, nella sala consiliare del Comune di Putignano, ha avuto luogo un incontro sulla poliomelite: “END POLIO NOW”, promosso dal Rotary Club Putignano Trulli e Grotte e dal Rotaract Club di Putignano, con il patrocinio del Comune di Putignano. Alla presenza di un attento pubblico, tra cui anche il giudice di pace dr. Tiziana Gigantesco, il sindaco Luciana Laera, si è detta particolarmente contenta che i due club di servizio di Putignano abbiano scelto un luogo istituzionale, come la sala consiliare, per dibattere un tema molto sensibile ed attuale ed ha auspicato una continua collaborazione con i due club anche per altre tematiche. Ella ha anche aggiunto di apprezzare molto tutto quello che Rotary e Rotaract fanno per il territorio e, ricordando che in tale giorno ricade la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ha affermato che, così come ci vuole tanto rispetto per le donne, soprattutto per quelle più fragili, così occorre rigoroso rispetto ed attenzione per tutti coloro che sono affetti da disabilità e problematiche varie. Il presidente del Rotaract club, Antonietta Conforti, ha evidenziato la continua e proficua collaborazione tra Rotary e Rotaract per tanti interventi benefici sul territorio e per l’impegno contro i grandi problemi che affliggono il mondo, come la poliomelite. Francesco Mercieri, presidente del Rotary, ha confermato che l’incontro ha come fine quello di aumentare la consapevolezza dell’esistenza di questa terribile malattia che si trasmette per contaminazione e di sensibilizzare l’opinione pubblica a contribuire alla lotta. Egli ha ricordato come il Rotary nel mondo tanto si sia prodigato in tale lotta, con l’intento di eradicare del tutto la malattia dalla ”faccia della terra”, giungendo a vaccinare due miliardi e mezzo di bambini, anche con medici rotariani. Oggi tale impegno massiccio ha molto ripagato -ha rassicurato- tanto che solo in Afghanistan ed in Pakistan la malattia ancora resiste parzialmente. Infatti dal 1979 il Rotary ha iniziato, con tutti i club sparsi in ogni Paese, una grande raccolta fondi riuscendo nel primo anno a vaccinare sei milioni di bambini. Nel 1985 viene lanciata la campagna “Polio Plus”, la più grande iniziativa privata nel settore della sanità pubblica. Nel 1988 l’Organizzazione mondiale della Sanità e l’UNICEF si uniscono al Rotary ed insieme viene lanciata la campagna “Global Polio Eradication”, anche perché in tale anno si contano più di 350 mila casi di polio in 125 Paesi. Nel 2009 al Rotary si affianca la Fondazione Bill e Melinda Gates e nel 2011 vengono accolte tante celebrità e grandi personaggi pubblici, tra cui tanti premi Nobel per la pace che, coordinati e guidati dal Rotary ,lanciano la campagna “BASTA COSI’ POCO” …per eradicare la polio. Viene raccolto un miliardo di dollari per le vaccinazioni e finalmente l’India esce dal novero dei paesi contagiati. Oggi, quando già si riteneva che la malattia fosse stata debellata del tutto, essa è tornata a minacciare il mondo dopo alcuni allarmanti rilevamenti a New York ed in Gran Bretagna; tanto da indurre il presidente internazionale del Rotary, Jennifer Jones, a stanziare ulteriori 150 milioni di dollari per aumentare il proprio impegno. Anche il Rotaract, in tutti questi anni, si è sempre affiancato a queste iniziative. Il dott. Vito Fanelli, rotariano e specialista di malattie infettive, ha spiegato scientificamente cosa è la poliomelite. Essa – ha detto il dr. Fanelli- è una patologia virale acuta ed estremamente contagiosa che può colpire i nervi del sistema nervoso centrale e provocare forme temporanee o permanenti di paralisi dei muscoli del corpo. La sua diffusione avviene maggiomente nei mesi estivo-autunnali. A causare la poliomelite è un enterovirus chiamato “poliovirus” la cui trasmissione, tra gli esseri umani, avviene soprattutto per via oro-fecale, specie in quei Paesi, come quelli africani, dove le condizioni igienico-sanitarie sono molto precarie. Per i malati di poliomelite, l’interessamento del sistema nervoso centrale può avere esito fatale. Fortunatamente però, questo fenomeno è molto raro (riguarda circa il sei per cento dei casi) mentre è molto più comune la forma “lieve” della malattia, quella in cui il poliovirus si limita ad invadere l’intestino. Purtroppo – ha affermato il dr. Fanelli – non esiste ancora una cura specifica contro tale malattia. I pazienti quindi, devono aspettare cha la patologia faccia il suo decorso affidandosi unicamente ai trattamenti sintomatici, pianificati sulla base della gravità della infezione. La mancanza di una cura specifica dà, necessariamente, una estrema rilevanza alla prevenzione. Per prevenire la poliomelite, la vaccinazione è il mezzo più efficace in assoluto. La bassa incidenza attuale della malattia è frutto di un programma di eradicazione iniziato dal Rotary nel 1979 e poi, dal 1988, anche dall’OMS e dall’UNICEF. Tale programma, che consiste nella vaccinazione di massa, è stato così efficiente – ha fatto notare il dott. Fanelli – che ha portato ad una riduzione dei casi di polio del 99 per cento. Secondo le statistiche, il numero dei casi mondiali di polio è sceso da 350 mila degli anni Ottanta a soli 42 nel 2016. Recentemente, in Afghanistan, i Talebani hanno reso obbligatoria la vaccinazione a tutti i bambini del Paese. Rimane quindi, qualche criticità nel solo Pakistan. Tuttavia- ha rassicurato il dr. Fanelli – “la fine della poliomelite è davvero vicina”. Il tennista Salvatore Caputo, atleta professionista del Circolo Tennis di Nardò, disabile quasi da bambino, è stato un vero testimonial della terribile malattia. Con simpatia e coraggio, dalla sua sedia a rotelle, ha emozionato il pubblico con la sua storia e si è detto lui stesso molto emozionato per essere ritornato, sia pure per qualche ora, nella città di Putignano dove, ventidue anni fa, ha partecipato ad un torneo di tennis per disabili presso il Centro sportivo “La Quercia”, del quale ha vividi ricordi e conserva amicizia e stima di molti tennisti del paese. Egli ha spiegato che un giorno, quasi all’improvviso, ha notato che le sue gambe non si muovevano. Ospedale di Lecce, la diagnosi crudele, la disperazione sua ma soprattutto dei suoi genitori. Da allora la sua vita è cambiata radicalmente. Egli ha, tuttavia, trovato la forza di andare avanti, con una gamba più magra e più debole dell’altra, consumando scarpe su scarpe per l’incedere irregolare. “E’ stato molto difficile andare avanti, non solo per la sofferenza ma anche per la disabilità e qualche volta, per la mancanza di rispetto degli altri. Ho anche avuto un incidente stradale che ha acuito ancora di più il mio problema. Oggi ho una certa età (53 anni) ma, da giovane, dicono che ero bello, con gli occhi azzurri ed i capelli ricci. Tante ragazze mi si avvicinavano e mi ben guardavano, convinte che il mio problema fosse la conseguenza di un incidente stradale. Ma quando venivano a sapere che ero malato dall’infanzia, quasi tutte si allontanavano, ritirando affetto ed attenzione. Io capivo e mi mortificavo. Se facevo il “furbo” mi mostravano attenzione ed affetto, se ero “sincero”, diventavano fredde. Qualche volta ho fatto il furbo”. Egli ha affermato che, grazie allo sport, ha avuto grande voce: è stato campione regionale della sua disciplina. Per giocare in sicurezza ha detto che si legava con dei nastri alla sedia per non cadere. Ha cominciato a girare per tanti paesi, in Italia ed all’estero, per diffondere il suo messaggio ed elevare il suo grido di aiuto per tutti coloro che si trovano nella sua condizione. Ha saputo di genitori che, nella sua terra, il Salento, si sono rifiutati di vaccinare i propri figli e che “proprio l’altro giorno, il tribunale di Lecce ha obbligato un genitore alla vaccinazione del figlioletto”. Nella sua vita ha conosciuto “una cara amica, che ora non c’è più, con il polmone di acciaio, alla quale riusciva a parlare per il tramite di uno specchio e la cui storia è diventata un film con Carol Alt. “Bisogna guardare a chi sta meglio di te – ha affermato – ma anche a chi sta peggio, per trarre conforto e coraggio. Io poi, ho anche sofferto della sindrome “post polio”, dopo tanti anni che mi ero ammalato, con dolori agli arti ed ai muscoli, senso di freddo, affanno e difficoltà di concentrazione.” Egli ha anche reso noto che, intanto, si è sposato; che ha un figlio ventiseienne, che frequenta i vecchietti del suo paese perché lo “rispettano molto” al contrario dei giovani, che spesso ha avuto problemi con i circoli, alcuni dei quali ritengono che le sedie a rotelle rovinino i campi di gioco. Ha concluso rendendo noto che ,da alcuni anni, ha intrapreso una intensa attività di divulgazione della conoscenza della malattia, organizzando veri e propri tour in Italia ed all’estero, presso le scuole, le associazioni e le varie amministrazioni, anche comunali, anche con l’intento di raccogliere fondi, anche di pochi euro che, messi insieme, potranno aiutare i bambini africani a ricevere il vaccino. A tale punto il sindaco Luciana Laera gli ha dato un arrivederci perché intende organizzare un percorso comune di sensibilizazione sul tema a Putignano ed anche nei paesi vicini.
Pietro Gonnella

AL ROTARY DI PUTIGNANO L’”AGGIUSTA CANTERE RUTTE (ROTT)”

AL ROTARY L’AGGIUSTA CANTERE RUTTE (ROTT)
Spensierato, divertente, emozionante. Tre aggettivi per dare una idea dell’incontro culturale che il Rotary club di Putignano trulli e grotte, nell’ambito del tema dell’anno “Valorizzazione delle tradizioni e sviluppo sostenibile” ha organizzato e svolto venerdi scorso, 4 novembre, presso l’Agriturismo Pedone. Il presidente del Rotary, Francesco Mercieri, ha presentato ed illustrato un altro mestiere, ormai definitivamente scomparso nei nostri paesi, quello di l’“aggiusta cantr rott o rutte”. Fino agli anni cinquanta tantissimi erano i recipienti di creta o di terra cotta, in uso nelle nostre famiglie, per contenere olio, vino, acqua, cibo vario ed anche per lavare i panni, le stoviglie…qualche volta piccoli capolavori, eseguiti con grazia, tramandati di generazione in generazione. “A capasedde”: “u capasone”; “a cantaredde”; “u ciccenate”; “u prise”; “a tiedde”; “a pignate”; “u pignatidde”; “a coppe e a coppetedde”; “u piatte”… Qualche volta, disgraziatamente, essi si rompevano. Quando accadeva ciò, si assisteva ad una specie di tragicommedia in famiglia che finiva “con il caricare di santa ragione il colpevole” per essere stato maldestro o disattento. Colui che “metteva a posto”, aggiustava, questi oggetti, era “l’aggiusta cantr rutte o rott”. Egli, fino agli anni cinquanta, nei nostri paesi passava ogni giorno per le strade e gli incroci lanciando il suo “grido formidabile e solenne”: “Aggiustame u caaaaaaaaaataridde rutte!”. Questo personaggio, ha ricordato Mercieri, portava con sé, a tracolla, una cassetta nella quale c’erano un trapano a corda, adatto per la creta, pinze, fili di ferro, il cemento, un barattolo, un piccolo cucchiaio da muratore, il “triangolo” per affilare il trapano, il martello ed altro. Non sempre si poteva aggiustare l’oggetto rotto, specie se in più pezzi o sgretolato. In caso positivo, egli si sedeva per terra e con lentezza e maestria, eseguiva il suo lavoro sotto lo sguardo dei curiosi. Con il trapano a corda faceva dei buchi a destra ed a sinistra “da spaccazze”; vi faceva passare del filo di ferro i cui capi li attorcigliava e li stringeva con una tenaglia. Quindi coagulava in un barattolo acqua e cemento e con il cucchiaio spalmava il tutto tra i punti e la fessura. In alcuni giorni, hanno riferito i più anziani, egli guadagnava molto; in altri meno o niente. Con il passare del tempo questo mestiere è scomparso, soprattutto con l’avvento gigantesco della plastica che ha sostituito tutto. Prima, ha ricordato ancora il presidente Mercieri, la cui economia era di tipo “circolare” e molto più sostenibile, la semplice riparazione di un piatto che poteva essere usato ancora per molti anni, per il prezzo che l’artigiano richiedeva, era sempre meno costosa che comprarne uno nuovo. Durante la serata il sig Francesco Mastrangelo, ultrasettantenne di Putignano e coltivatore diretto, con la passione di riparare capasoni, vasi e piatti di terra cotta, ha effettuato una dimostrazione di come prima, si riparava un oggetto rotto, con tanto di trapano originale a corda, tra “l’amarcord” dei meno giovani e la grande curiosità dei più giovani. “L’oggetto riparato – egli ha assicurato – durava poi di più perché si faceva più attenzione a non romperlo di nuovo”. Mentre fuori lampeggiava paurosamente, tuonava e pioveva a dirotto, il sig. Angelo Salatino, ultraottantenne di Noci, appassionato suonatore di fisarmonica, ha accompagnato tutto l’incontro con musiche e canti di una tradizione antica.
Pietro Gonnella

R. C. PUTIGNANO. IL PROF. MARIO RICCO E LA SOSTENIBILITA’ NELLA MOBILITA’

AL ROTARY MARIO RICCO NON HA RITENUTO SOSTENIBILE L’IBRIDO NELLA MOBILITA’ NE’ L’ELETTRICO NE’ L’IDROGENO
13 OTTOBRE 2022
“Ci sono varie forme di mobilità che dovrebbero sostituire quella degli attuali motori endotermici – ha esordito il presidente del Rotary club Putignano Trulli e Grotte, Francesco Mercieri, nell’avviare l’incontro con il dott. Mario Ricco, più noto come “l’inventore del “common rail” – ed è stata anche fissata la data del 2035 per la produzione soltanto di motori che inquinino di meno. Elettrico, ad idrogeno… cerchiamo di capire dove stiamo andando”. L’incontro, data la sua valenza informativa, è stato trasmesso anche in diretta Facebook. Ad esso hanno partecipato anche altri club Rotary come quello di Gioia del Colle ed Acquaviva, di Altamura e Gravina, di Rutigliano e di Bari Alto. Mario Ricco, laurea in fisica presso l’università di Bari, laurea honoris causa” in ingegneria meccanica ricevuta dall’università di Perugia; attività di ricerca presso Pignone Sud di Bari; attività di sperimentazione presso Altecna/Weber/Marelli per apparati frenanti e sistemi di iniezione diesel; nel 1988 responsabile del Centro di ricerche Elasis di Modugno per lo sviluppo di impianti di iniezione innovativi per motori diesel e sviluppo ed industrializzazione del sistema “common rail” per Fiat, Mercedes, BMW, Audi, PSA… Poi a Valenzano al centro ricerche CRF per sistemi di alimentazione innovativi a propano e gas naturale; studio dello sviluppo del sistema Multijet I e II; dal 2014 direttore generale del distretto MEDIS; dal 2016 responsabile “Digital Innovation Hub Puglia” e dal 2019 consulente di tecnologie per sistemi di elettrificazione veicoli.
Il dr. Ricco, partendo dal concetto che la mobilità la determina il mercato e che tutte le modifiche che sono state apportate ai motori dagli anni ottanta sono state finalizzate alle richieste di vendita, ha affermato che il problema dell’inquinamento è sorto oltreoceano, negli USA, negli anni ottanta e da allora le case automobilistiche hanno cercato la soluzione, senza rinunciare alla grandezza, alla velocità ed ai cavalli delle auto, montando filtri finali, catalizzatori ed altri dispositivi per “pulire” le emissioni; iniziando così, ad escogitare soluzioni irrazionali piuttosto che produzioni razionali e facendo diventare le macchine “strumento di psicoterapia” prima ancora che strumento di trasporto. Infatti, secondo Ricco, si desidera l’auto con tanti accessori e dal volume e dal peso spropositato, anche per accompagnare i figli alla scuola vicina e poi si pretende che dal tubo di scarico escano… fiori. Per cui i consumatori, presi dai dubbi, hanno preferito cambiare l’auto (“che, con una dignitosa manutenzione, può durare quindici anni”) per acquistarne una nuova, ultimo modello, con soluzioni più moderne. Il problema delle emissioni nocive è stato colto subito dalle case automobilistiche che si sono adoperate il meglio possibile, pena la mancata vendita; nocive sia per la salute umana che per l’ambiente che ci circonda, dato che perfino la coltre di ozono che ci ripara dalle radiazioni celesti e che ha permesso la vita sulla terra, oggi “sembra bucata”. L’ONU ha fatto proprio il problema, ha promosso vari incontri, tra cui l’ultimo di Parigi del 2015 in cui si è stabilito un obiettivo firmato da ben 170 paesi di tutto il mondo: quello di limitare l’aumento medio della temperatura globale entro il 2030 ad un grado e mezzo rispetto ai livelli preindustriali. Purtroppo, sempre secondo Ricco, i principali emettitori di CO2 sono la Cina, gli USA, l’India, la Russia ed il Brasile (ma anche Sud Africa, Giappone e Regno Unito). Le venticinque più grandi città del mondo producono da sole il 52% delle emissioni di gas serra globali. Tra le varie emissioni inquinanti ed i vari gas serra il più citato è l’anidride carbonica, che rappresenta oltre il 75% delle emissioni causate dall’uomo ed è il principale responsabile dell’aumento della temperature sul pianeta. Il principale settore delle emissioni di gas serra è la produzione di elettricità, 25% (seguita dal 24% di agricoltura, 21% di industria e 14% di trasporti), che è distribuita per il 31% per usi residenziali e commerciali, per il 30% per l’industria e per il 29% per i mezzi di trasporto. Di questi ultimi emettono gas serra il 2% i treni, il 3% le navi ed i battelli, il 9% gli aerei, il 23 % i camion ed il ben 59 % i veicoli leggeri. Se sette anni fa a Parigi è stato fissato un limite di non più di un grado e mezzo da superare, l’ 1,25% lo abbiamo già raggiunto anche perché moltissimi alberi nella foresta amazzonica (ed un po’ dovunque) sono stati abbattuti (proprio quelli che assorbono CO2 e lo trasformano in ossigeno). I gas serra – ha affermato il dr. Ricco – non hanno cittadinanza, per cui quelli prodotti in un luogo, dopo pochi giorni possono ritrovarsi in un altro opposto, per cui serve la collaborazione di tutti i cittadini del pondo. Ma qui il relatore si è detto entrare in crisi perché tra incidenti (la rottura dei gasdotti Nord Stream 2 ed 1 ha emesso in atmosfera milioni di metri cubi di gas metano che è ancora più diabolico dell’anidride carbonica) e guerre (in Ucraina ma anche quelle meno evidenti di tutta l’Africa, nelle quali non si può stare ad imputare ad alcuno l’enorme inquinamento prodotto dalle armi), i Paesi più “sporcaccioni” del mondo, che sono anche i più popolosi, risultano essere la Cina (dove la stragrande maggioranza della popolazione vive in condizioni precarie nelle risaie), l’India (dove i più vivono delle briciole che avanzano dai centri delle metropoli) e gli USA (che stanno bene e per questo, egoisticamente, non vogliono rinunciare al proprio benessere). E’ difficile metterli d’accordo e far loro rispettare gli obiettivi di Parigi. Per quanto riguarda la mobilità, il ragionamento di Mario Ricco e delle case automobilistiche è che, se le auto inquinano, trasformiamo il loro motore da autocombustione ad elettrico. Anche perché oggi le emissioni di CO2 della produzione di elettricità e dei gas delle auto sono quasi pari. I paesi scandinavi hanno investito molto sulla elettrificazione dei trasporti, ma la loro economia – ha fatto notare Ricco – è fondamentalmente basata sulla vendita di combustibili fossili. Se trasformassimo tutte le auto in elettriche, aumenterebbe notevolmente il consumo di energia elettrica. Questa, che in Italia viene prodotta per il 30% da fonti rinnovabili, altrove, come in Germania, viene prodotta con il carbone. “Il metodo di produrre energia elettrica bruciando carbone è il modo più osceno che esista” ha sentenziato Ricco. Trasformare le auto in “full electric” oggi è tecnicamente possibile perché le “tecnologie abilitanti” permettono di raggiungere obiettivi una volta impossibile. Ma il problema è come produrre elettricità “in maniera pianificata ed a livello progettuale” e chi ne “pagherà le conseguenze”. Andare in giro con auto elettriche vuol dire – secondo Ricco – spostare le emissioni di CO2 dai trasporti alla produzione di elettricità. In più oggi si tende a far scomparire la CO2 da essa generata. spalmandola subdolamente sul settore dei trasporti, su quello delle industrie, sull’agricoltura e financo sulle residenze domestiche. Pertanto “io ritengo che la situazione la si peggiori, piuttosto che migliorarla. Io non sono “attaccato” al diesel, perché da venti anni mi sono occupato di propano, di metano, di gas liquefatto a bordo, di elettrico ed ora di idrogeno. Ma ci rendiamo conto che per le auto elettriche non è sufficiente la rete infrastrutturale, la quale, nei momenti di picchi di consumo fa scattare enormi gruppi elettrogeni che sono alimentati a combustione fossile? Se comprando un’auto elettrica si contribuisse a migliorare la situazione, lo si farebbe prestissimo. Ma a peggiorarla, no”. Poi c’è la farsa degli incentivi a comprare un’auto elettrica che, secondo Ricco – soldi non sono che provenienti dalle tasse di tutti noi. Infatti, per come è prodotta l’energia elettrica ora, essi non risolvono il problema. L’ultima farsa poi, è l’architettura delle macchine ibride. Ricco ha informato che su di esse c’è un motore a combustione interna, un motore elettrico, delle batterie e soprattutto uno scatolotto che volgarmente viene chiamato “inverter”. Che elettrico può essere solo l’avviamento, oppure l’intero asse elettrico oppure, come soluzione intermedia, il motore nel cambio, oppure prima della frizione o dopo: in conclusione, sono soldi spesi in più, secondo Ricco. Il quale ha anche affermato che oggi, se si possiede già un’auto, volendola cambiare, la stessa la si potrebbe acquistare con l’asse elettrico alle ruote di dietro; però essa costa migliaia di euro in più e ha molto peso in più per cui è difficile convincerlo sulla convenienza o sulla opportunità. Infine, oggi si è messo anche il legislatore che – ha affermato Ricco – nella misura dei consumi in una macchina che ha a bordo un “qualcosa di elettrico”, non tiene conto dei consumi del motore a combustione interna ma solo di quelli della batteria che “miracolosamente la notte si carica” senza alcun consumo di elettricità e quindi senza emissioni di CO2. Quindi “ci si sente veramente presi in giro”. “Forse il motore elettrico, per principio, nel modo intermittente di procedere, è sicuramente più conveniente di quello a combustione interna. Se prima era il mercato che premiava, con le maggiori o minori vendite, le soluzioni studiate dai costruttori, ora è il legislatore con questo tipo di teoria”. Quindi egli si è detto non “distruttivo a tutti i costi” ma ha voluto sensibilizzare che la discussione sulla convenienza non è gratuita perché il settore dell’automotive negli ultimi 60 anni ha rappresentato un settore di una grandissima valenza economica nel mondo. Anche perché cambiare tecnologia non è uno scherzo o indolore, ma ha risvolti traumatici, tragici perché vuol dire mandare a casa migliaia di lavoratori, soprattutto quelli a “basso profilo” per i quali non sono sufficienti i famosi corsi semestrali di riconversione. Inoltre le delocalizzazioni cambiano, cambia la geografia della produzione perché è più conveniente, nel caso del contenitore di batterie molto pesante, impiantare una fabbrica vicino al luogo della sua produzione. “L’auto elettrica non è da demonizzare perché, dal punto di vista ingegneristico, rispetto ad una tradizionale, essa è un qualcosa di elegante, senza frizione, senza cambio, con funzionamento da zero giri fino al massimo consentito a progetto, silenziosa”. Ma occorre energia elettrica per caricare le batterie; la quale si può anche produrla a bordo. Per quest’ultimo caso la tecnologia è pronta, avendo in passato, per uso aerospaziale, inventato le “celle carburante”. Si utilizza l’idrogeno che si trasforma in acqua ed elettricità; il problema è che “l’idrogeno occorre caricarlo sull’auto: esso è molto pericoloso perché inodore e senza fiamma ed ha bisogno di una specie di recipiente ad altissima pressione (almeno 700/800 bar) per la sua trasformazione, che può scoppiare con gravi danni”. Senza considerare l’enorme difficolta di creare una infrastruttura per la sua distribuzione, tanto è vero che esso oggi viene trasportato con grave pericolo. In conclusione, secondo Ricco – “queste alternative al motore a combustione interna, non si escludono le une l’altro ma, nei diversi ambiti applicativi, possono convivere; come nel caso di utilizzo urbano, con limitata autonomia, con poche batterie. Ma dal costo decisamente elevato. “C’è anche il problema della minore sicurezza di queste auto rispetto a quelle tradizionali e poi bisogna anche considerare la difficoltà delle riparazioni, non essendoci oggi officine realmente competenti”. Comunque l’auto, come è usata oggi, secondo Ricco, non dura; essa è uno strumento di psicoterapia; perchè andare al mercato o accompagnare i figli a scuola con un’auto che pesa tantissimo, che è veloce, capiente di persone e di bagagli, non è comprensibile. Secondo Ricco, è duro a morire il “senso di proprietà”. Considerando che oggi il coefficiente di utilizzo di un’auto è incredibilmente basso, le nuove forme di accesso all’auto sono quelle del “noleggio”. “Dobbiamo far cambiare missione all’auto. Non ha più senso andare a Milano con l’auto. Più conveniente sotto tutti i punti di vista andare in treno e poi prendere una macchina a noleggio. Domani per andare a teatro, portare i figli a scuola, andare in vacanza… posso chiamare, arriva l’auto, mi serve, pago e non ho più problemi, Per cui la discussione su auto a benzina, diesel, elettrica… a livello personale e privato, non ha più ragione di esistere. Meglio incrementare il trasporto ferroviario ad alta velocità che è decisamente meno inquinante e più sostenibile ed in genere quello pubblico e collettivo e sviluppare e facilitare il noleggio come prima detto”.
Pietro Gonnella

R. C. PUTIGNANO. UNA FESTA PER LE FAMIGLIE

Il 18 settembre 2022, il nostro presidente Francesco Mercieri, ha partecipato alla manifestazione “Una festa per le famiglie” ed ha incontrato il presidente ed alcuni componenti del C.D. dell’ “Associazione Farinella” che ha promosso ed organizzato l’evento. La manifestazione si è svolta nel Parco Almirante di Putignano ed è stata oggetto di un nostro service. Infatti il messaggio che tale evento ha veicolato è perfettamente in linea con il nostro tema di questo anno di servizio: ” Sviluppo sostenibile “. Come è noto, la stabilità della famiglia è un elemento fondamentale per la nostra società e per la sostenibilità di ogni progetto di sviluppo oltre che un grande valore proprio rotariano.
Pietro Gonnella

IL ROTARY CLUB PUTIGNANO E LA STORIA DELLA FALDACCHEA DI TURI

IL ROTARY E DE CAROLIS HANNO FATTO CONOSCERE LA STORIA DELLA FALDACCHEA DI TURI
Nel Chiostro dell’Arte di Turi, lo scorso 15 settembre, il Rotary Club Putignano Trulli e Grotte, ha presentato ai numerosi intervenuti ed ospiti “La Faldacchea di Turi, storia, dimostrazione e degustazione”. Il presidente del club, Francesco Mercieri, ha fatto presente che tale incontro si inserisce nell’ambito rotariano dello sviluppo sostenibile e della riscoperta e della valorizzazione degli antichi mestieri ed ha, a brevi linee, ricostruito la storia del chiostro, costruito nel 1500 e facente parte della chiesa e del convento francescano di San Giovanni; quest’ultimo custodisce pregevoli dipinti ed è stato trasformato nel tempo in rettoria, parrocchia, ospedale, ospizio, scuola, biblioteca. Il pregiato chiostro, in epoca recente, è passato alle cure del comune di Turi. Egli ha accennato anche all’antica Torre dell’orologio, costruita nel 1892 dal turese Giuseppe Schettini su progetto dell’arch. Sante Simone di Conversano. La produzione della “Faldacchea di Turi”, tipico dolce di mandorla, si inserisce perfettamente, secondo il presidente, nell’ambito sopra descritto e rappresenta oggi una importante realtà economica della cittadina. Il sindaco Tina Resta, nel dare il benvenuto a Turi ai numerosi ospiti, ha affermato che essi “non si pentiranno per niente di essere intervenuti a questa serata speciale, perché speciale è la Faldacchea di Turi, che si fa solo a Turi”. Ella ha anche affermato che essa è un dolce importante che, grazie al dr. Stefano De Carolis, è stato valorizzato e fatto conoscere in Italia e nel mondo. Quindi il dr. Stefano De Carolis, sottufficiale dell’Arma dei Carabinieri, giornalista e cultore di storia locale, ha illustrato la storia e le origini della “faldacchea”. Avendo egli molto e spesso frequentato la Spagna da circa venti anni, ha riferito di aver scoperto che in un ex convento delle Clarisse di Toledo le suore confezionavano dei dolcetti a base di mandorla, chiamati “huevos de faldiquera o faltriquera”, italianizzato “uova di faldiguera”, perché le suore clarisse (ma anche donne comuni), in antico indossavano una specie di tasca di tessuto, finemente ricamato, sotto il grembiule o la gonna nella quale, oltre a tenere cose di varia utilità, avevano anche questi dolcetti di mandorle, piccoli come uova di piccione. Inoltre, poiché il dolcetto si presenta come un “dolce a tasca”, perché a Turi, nella pasta di mandorle, vengono inseriti (“intascati”) una amarena e del pan di Spagna imbevuto di alkermes, da entrambi i termini, secondo il De Carolis, proviene il nome di “faldacchea”. Nella cittadina – ha proseguito De Carolis – fino ad alcuni anni fa, era diffusa una storia popolare secondo cui una ragazza turese, Anna Antonia Martinelli, classe 1870, confezionasse a Turi questo dolcetto fin dalle fine dell’ottocento. La “vox populi” turese sosteneva anche che la Martinelli, detta “monecacedde”, per la sua figura sottile e minuta, era una suora proveniente dal convento di Cassano, dove aveva appreso l’arte della produzione della faldacchea. Le sue ricerche però, hanno riscritto la storia del dolce in quanto, presso l’archivio storico della Diocesi di Conversano, ha ritrovato un documento inedito del 1887, firmato dal cardinale di Roma, che attesta che questa ragazza turese, allora sedicenne ( che non è mai stata suora delle Clarisse né tantomeno a Cassano), effettivamente, era stata autorizzata ad entrare nella clausura del monastero di Turi per assistere due monache allettate. In tale monastero turese, frequentato per circa dodici anni, la Martinelli ha acquisito molti segreti delle monache clarisse, tra cui il confezionamento di questo dolcetto che, senza ricetta scritta alcuna, le suore si tramandavano oralmente, di generazione in generazione. De Carolis ha anche ricostruito che Antonia Adele Dragone, insieme alle sorelle Assunta ed Aurelia , che avevano appreso l’arte dolciaria sempre dalla monecacedda, per tanti anni sono state, a loro volta, maestre dolciarie di tante giovani turesi. La particolarità dei dolcetti di Turi è nella cottura della pasta di mandorle che fa durare più a lungo la loro “bontà”, fino anche a tre mesi ed anche che, in tale pasta cotta, viene insaccato un pezzetto di “pan di Spagna” bagnato di alkermes .Tale dolcetto è diventato negli anni il dolce di rito di tanti matrimoni pugliesi. Ninetta (Antonia Adele) Dragone, discepola della “monacedda”, secondo il De Carolis “ è stata una autentica fuoriclasse nell’arte dolciaria ed una pioniera della faldacchea turese”. Ed anch’ella ha molto alimentato una economia che a Turi oggi si aggira su di una produzione di circa 20 tonnellate all’anno. Si tratta di un prodotto totalmente artigianale – ha assicurato il dr. De Carolis – completamente fatto a mano, dall’inizio alla fine del procedimento che, se vengono rispettate bene tutte le fasi di produzione, ha bisogno di almeno cinque giorni per il suo confezionamento. A Turi dagli anni settanta hanno operato anche le maestre dolciarie Vincenza Carenza ed anche Lucia Massaro che hanno operato per davvero tanti anni, allieve della Martinelli e della Dragone. Un’altra maestra dolciaria è stata Aurelia Lieggi, classe 1940, contadina che, dopo aver fatto per anni dolcetti nelle case di tanti Turesi, negli anni settanta si è messa in proprio nella produzione ed ha passato il testimone alle figlie Anna Maria (presente alla serata) e Stella Verna; oggi, si ritiene, le maggiori produttrici di faldacchee a Turi. “L’eredità della monecacedda e delle sue allieve – ha concluso De Carolis – è stata raccolta dalla nuova generazione delle pasticciere di Turi che hanno mantenuta viva la tradizione dolciaria turese ed avviato una notevole nuova economia”. Quest’anno – ha informato ancora – il dolcetto è stato donato anche alla regina Paola del Belgio a Bruxelles e che a marzo scorso essa è stata riconosciuta quale Prodotto Agroalimentare Tradizionale italiano “PAT”. Un anno fa è stata costituita a Turi una “Associazione della Faldacchea”, fortemente voluta dal De Carolis della quale ne è anche presidente, necessaria per preservarne la propria identità e la propria particolarità. Il prossimo traguardo da raggiungere, ormai vicino, sarà la registrazione del marchio, del “brand collettivo” del comune di Turi. Traguardo fondamentale che sarà sicuramente volano dell’economia turese, con sicura apertura di nuovi laboratori che poi diventano aziende, aumento della occupazione, affermazione della cittadina nel panorama interno ed internazionale. A conclusione, Stefano De Carolis ha mostrato un antico apparecchio, “bagnomaria da pasticceria” (che serviva moltissimo alla preparazione della faldacchea). A tal proposito egli ha colto l’occasione per proporre al sindaco un progetto di realizzazione di un museo civico che racconti il dolce di mandorla e la faldacchea. E’ seguita una dimostrazione veloce della produzione del dolcetto tipico . Ci ha pensato la maestra dolciaria Nunzia Di Brindisi che ha preparato i dolcetti che poi … voilà, sono volati in un attimo. “Bagnati” da due bottiglie magnum di spumante “Lessini e Durella”, inviate per l’occasione dal Rotary club gemellato di Verona Soave.
Pietro Gonnella

R.C. PUTIGNANO: UN LIBRO PER RICORDARE LA STORIA DI LARGO POZZI A TURI

Un libro e una mostra fotografica per raccontare la storia di Largo Pozzi

Il 22 luglio, l’ex Chiostro dei Francescani di Turi ha fatto da cornice alla presentazione del volume “Acqua, risorsa preziosa e fonte di vita – La grande voragine di Turi, storia e geologia”, scritto da Alessandro Reina, geologo e ricercatore del Politecnico di Bari e da Stefano de Carolis, giornalista e ricercatore storico. Durante la serata, è stata anche inaugurata l’omonima mostra fotografica. La monografia ricostruisce la storia di Largo Pozzi, rilevando l’importanza che le cisterne pubbliche hanno avuto nella vita quotidiana della popolazione turese prima dell’inaugurazione dell’Acquedotto Pugliese (1924). Il saggio, oltre a ripercorre il dramma ciclico dei periodi di siccità, si sofferma sull’inedito studio scientifico condotto dal geologo Alessandro Reina, riportando la testimonianza di Vito Grazio De Grisantis, spettatore oculare della nascita della “grave”. Un racconto, quello del nostro concittadino, che si qualifica come la prima e unica testimonianza in tutta la letteratura scientifica del fenomeno geologico noto come “sinkhole”. «Con competenza e sincero slancio intellettuale – ha commentato il primo cittadino, Tina Resta – gli autori hanno fatto parlare le pietre di Largo Pozzi, narrandoci l’incubo della siccità” Il nostro presidente Francesco ha osservato come questa iniziativa, a suo avviso, abbia una doppia valenza. La prima è quella di migliorare la conoscenza della nostra storia, la seconda è di carattere simbolico nonché educativo legato all’attualissimo tema dello “sviluppo sostenibile” e riguarda l’utilizzo corretto della risorsa “acqua”. «Questo libro – ha evidenziato il prof. Reina – racconta la storia di un paese agricolo come Turi che si è affidato per secoli alla capacità e all’ingegno dei suoi cittadini nel realizzare strutture per l’accumulo e il reperimento dell’acqua, poi si è trovato a dover convivere con un dissesto idrogeologico e poi nel progettare la riqualificazione del suo territorio». «Auspico di cuore – ha aggiunto Stefano de Carolis – che la conoscenza storica e soprattutto scientifica, possa permettere di non reiterare gli errori del passato e di tutelare adeguatamente il sito di Largo Pozzi che, per millenni, ha scandito le sorti della popolazione turese”. Il volume, edito dall’ass. Carta Bianca, è stato realizzato in collaborazione con l’Associazione Culturale “La Faldacchea di Turi”, la testata giornalistica “La Voce del Paese” ed il Rotary club di Putignano che avrà a disposizione cento copie, da dare a tutti i soci ed ai relatori che si avvicenderanno nelle nostre serate.
Pietro Gonnella

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